mercoledì 17 settembre 2008

La shock economy dei rifiuti

di Tiziano Granata
Resp. Ufficio Ambiente e Legalità
Legambiente Sicilia - Onlus

Strade sommerse dai rifiuti, odori nauseabondi, cassonetti incendiati che avvelenano con il loro carico di diossina, topi e animali che si aggirano tra buste di plastica e avanzi in putrefazione. È così che l’immondizia sta invadendo le città, nel silenzio più totale.
A Palermo il personale dell’Amia, da dieci giorni è in agitazione culminando nello sciopero di ieri che ha messo in ginocchio Palermo ed è già allarme emergenza sanitaria.
Ai primi di settembre un’anticipazione straordinaria di 3 milioni euro dal Fondo di rotazione ha tirato per i capelli il "Coinres Ato Palermo 4" per fronteggiare la grave crisi finanziaria della società d'ambito che raggruppa numerosi comuni della provincia di Palermo, in cui era stato bloccato il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti. Stesso teatrino ad Enna dopo i tre milioni di contributo straordinario, concessi dall’assessorato regionale alla famiglia, le finanze incominciano adesso a scarseggiare, e tra poco c’è da pagare lo stipendio di agosto ai lavoratori di Sicilia Ambiente.
Lo stesso accade nel messinese dove i cassonetti della spazzatura sono colmi di rifiuti. Nei 33 comuni dell'Ato Messina 1 i lavoratori della Nebrodi ambiente hanno incrociato le braccia, garantendo solo i servizi essenziali poichè non percepiscono lo stipendio da mesi.
Cassonetti colmi e rifiuti per strada a S. Agata di Militello. Camion senza gasolio, qualcuno pure con l'assicurazione scaduta restano fermi nei garages. I crediti vantati dal Cns, la società bolognese capofila del consorzio d’imprese che gestiscono raccolta e smaltimento dei rifiuti nell’Ato 1, arrivano a quasi 18 milioni di euro.
Gli Ato siciliani che avrebbero dovuto risolvere l’emergenza rifiuti della Sicilia sono invece riusciti ad accumulare debiti. Un’emergenza annunciata già da anni. Per i più maligni, forse più realisti, è meglio dire “progettata”. Si perché la nuova emergenza rifiuti in cui rischia di finire la Sicilia è il risultato del fallimentare e clientelare Piano Rifiuti di Cuffaro.
Ma non basta. A tutto ciò si somma l’assenza di gran parte delle infrastrutture necessarie al funzionamento corretto del ciclo dei rifiuti. Mancano gli impianti per la valorizzazione della frazione secca ed umida: dei 182 centri comunali di raccolta solo 31 sono funzionanti e dei 35 impianti di compostaggio uno solo è attivo, si trova a Caltagirone, ma paradossalmente per continuare a funzionare è costretto ad importare materia prima dai comuni virtuosi della Campania.
Stessa sorte è toccata ai 26 impianti per la selezione secca, dei quali ne è stato realizzato uno solo. Scrivi rifiuti ma si legge soldi. L’emergenza rifiuti, con le sue deroghe e i suoi finanziamenti a pioggia, è stata una vera cuccagna piovuta dal cielo. Ed il primo a guadagnarci (un posto di lavoro alla Regione) è stato proprio il suo artefice, l’Avvocato Felice Crosta, prima commissario, adesso Presidente della sua creatura: l’Agenzia Regionale dei rifiuti e delle Acque.
Dal 1999 al 2005 la gestione dell’emergenza in Sicilia è costata ai cittadini oltre 250 milioni di euro. Un quinto di questi, tra stipendi e consulenze, è stato speso solo per sostenere la struttura burocratica del Commissario all’emergenza rifiuti. Tra le scelte politiche e amministrative del Commissario vi è la creazione delle Ato rifiuti. Veri e propri carrozzoni burocratici serviti ai vari politici di turno, per sistemare “gli amici” e “gli amici degli amici”, prima creati e incrementati a 27, poi ridotti a 9 dalla finanziaria 2007, nello specifico rimasta lettera morta per sopraggiunte difficoltà. Adesso cancellati e trasformati in Consorzi dal Presidente Lombardo.
Qualcuno descriveva la Sicilia come il luogo in cui “tutto cambia affinché tutto resti com’è. In Sicilia sembra quasi che in questi anni si sia lavorato per “progettare” l’emergenza. La teoria che sta alla base di questo disegno è la Shock Economy. Cioè usare o creare shock sociali, situazioni di crisi, emergenze ambientali o sociali per imporre determinati modelli economici o annullare leggi che in situazioni normali non si sarebbe riuscito a fare. Il modello di gestione dei rifiuti (sistema economico clientelare che gestisce soldi pubblici) è stato imposto, calato dall’alto (in deroga alle normali leggi e con la spada di Damocle dello scioglimento dei comuni che non fossero entrati nelle Ato) in una situazione di emergenza (crisi del vecchio sistema rifiuti anch’esso nato nell’emergenza). Un’emergenza origina un’altra emergenza.