La Sicilia è una delle regioni che rischia di soffrire della stassa malattia campana. “E' auspicabile che la Sicilia riveda rapidamente il suo piano di gestione dei rifiuti in linea con i principi proposti dall'Unione europea a salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini. All'interno di questa visione, anche i termovalorizzatori, sicuramente in misura molto minore rispetto a quella attualmente prevista, potranno giocare un ruolo".
Queste le parole che Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, ha utilizzato per “punzecchiare” il presidente della Regione, Salvatore Cuffaro. "L'affermazione di stima espressa dal governatore sulla posizione che ho ribadito da sempre sulla realizzazione dei termovalorizzatori coglie solo una verità parziale e merita perciò un necessario chiarimento", dice Realacci a proposito delle dichiarazioni di Cuffaro sulla realizzazione degli inceneritori nell'Isola.
"I termovalorizzatori sono impianti utili, che non solo in Europa ma anche nel nostro paese trovano applicazioni efficaci, penso per esempio al caso di Brescia. Devono però essere parte di una politica di gestione dei rifiuti che passa da una riduzione della produzione e da un'alta percentuale di riciclo, prima di arrivare all'incenerimento. L'industria del riciclo, oltre a contribuire a nuova occupazione, determina inoltre una significativa riduzione dei consumi energetici". "Purtroppo nel piano per la gestione dei rifiuti previsto dalla regione Sicilia - ha detto ancora Realacci - gli inceneritori non sono una parte del ciclo, ma l'unico anello della catena dello smaltimento. E' francamente difficile sostenere una tale politica, e bene fa Legambiente a contrastarla con fermezza, in una regione dove la raccolta differenziata è colpevolmente bassa e comunque ben lontana da quel 35% imposto dalla legge del nostro paese.
In una regione dove sono previsti un numero sproporzionato di inceneritori, che non solo andrebbero a bruciare rifiuti indifferenziati per la quasi totalità, ma vedono gare per l'aggiudicazione degli appalti che aggirano le normative europee".
Le punzecchiature di Realacci hanno infastidito Cuffaro che ha così replicato:
"Avevo apprezzato la posizione espressa dall'onorevole Realacci in merito all'efficacia e alla assoluta sicurezza degli impianti di termovalorizzazione. Adesso, però, gli sento muovere contestazioni al piano per la gestione dei rifiuti della Regione siciliana che mi fanno sorgere il dubbio che, in realtà, non l'abbia mai letto".
"Se Realacci avesse letto il piano che la Sicilia ha avviato nel dicembre 2002, avrebbe verificato che esso attribuisce sì una grande importanza alla termovalorizzazione, ma prevede, al tempo stesso, un progressivo incremento della raccolta differenziata,(siano ancora al 6%, n.d.a) destinando soltanto a valle di quest'ultima la quota di rifiuti da incenerire. Nei quattro impianti di termovalorizzazione - un numero congruo alle reali esigenze di smaltimento dell'Isola (progettati per smatire oltre il 100% dei rifiuti prodotti, n.d.a.) - confluirà, in pratica, soltanto la quota residuale dei rifiuti" (se non differenzia la quota residuale è appunto l'attuale 90%, n.d.a).
"E' vero che la Sicilia ancora non raggiunge le percentuali previste dalla legge - ha continuato Cuffaro -, ma in questi anni, per incrementare la quantità di rifiuti da differenziare, sono stati prodotti notevoli sforzi organizzativi ed economici, che stanno cominciando a dare i loro frutti. Va ricordato che il piano regionale prevede come obiettivo il 60 per cento di raccolta differenziata e che per consentirne un sostanziale aumento è già stata avviata la raccolta porta a porta e sono stati finanziati numerosi impianti di cosiddetto compostaggio domestico".
Per i prossimi mesi, pertanto, contiamo di ottenere risultati concreti in tema di differenziazione dei rifiuti. Ribadisco, infine, che il piano regionale dei rifiuti, è stato validato dall'Unione europea ed è perfettamente in linea con la normativa nazionale e comunitaria".
Leggi il comunicato completo di Legambiente.
"I termovalorizzatori sono impianti utili, che non solo in Europa ma anche nel nostro paese trovano applicazioni efficaci, penso per esempio al caso di Brescia. Devono però essere parte di una politica di gestione dei rifiuti che passa da una riduzione della produzione e da un'alta percentuale di riciclo, prima di arrivare all'incenerimento. L'industria del riciclo, oltre a contribuire a nuova occupazione, determina inoltre una significativa riduzione dei consumi energetici". "Purtroppo nel piano per la gestione dei rifiuti previsto dalla regione Sicilia - ha detto ancora Realacci - gli inceneritori non sono una parte del ciclo, ma l'unico anello della catena dello smaltimento. E' francamente difficile sostenere una tale politica, e bene fa Legambiente a contrastarla con fermezza, in una regione dove la raccolta differenziata è colpevolmente bassa e comunque ben lontana da quel 35% imposto dalla legge del nostro paese.
In una regione dove sono previsti un numero sproporzionato di inceneritori, che non solo andrebbero a bruciare rifiuti indifferenziati per la quasi totalità, ma vedono gare per l'aggiudicazione degli appalti che aggirano le normative europee".
Le punzecchiature di Realacci hanno infastidito Cuffaro che ha così replicato:
"Avevo apprezzato la posizione espressa dall'onorevole Realacci in merito all'efficacia e alla assoluta sicurezza degli impianti di termovalorizzazione. Adesso, però, gli sento muovere contestazioni al piano per la gestione dei rifiuti della Regione siciliana che mi fanno sorgere il dubbio che, in realtà, non l'abbia mai letto".
"Se Realacci avesse letto il piano che la Sicilia ha avviato nel dicembre 2002, avrebbe verificato che esso attribuisce sì una grande importanza alla termovalorizzazione, ma prevede, al tempo stesso, un progressivo incremento della raccolta differenziata,(siano ancora al 6%, n.d.a) destinando soltanto a valle di quest'ultima la quota di rifiuti da incenerire. Nei quattro impianti di termovalorizzazione - un numero congruo alle reali esigenze di smaltimento dell'Isola (progettati per smatire oltre il 100% dei rifiuti prodotti, n.d.a.) - confluirà, in pratica, soltanto la quota residuale dei rifiuti" (se non differenzia la quota residuale è appunto l'attuale 90%, n.d.a).
"E' vero che la Sicilia ancora non raggiunge le percentuali previste dalla legge - ha continuato Cuffaro -, ma in questi anni, per incrementare la quantità di rifiuti da differenziare, sono stati prodotti notevoli sforzi organizzativi ed economici, che stanno cominciando a dare i loro frutti. Va ricordato che il piano regionale prevede come obiettivo il 60 per cento di raccolta differenziata e che per consentirne un sostanziale aumento è già stata avviata la raccolta porta a porta e sono stati finanziati numerosi impianti di cosiddetto compostaggio domestico".
Per i prossimi mesi, pertanto, contiamo di ottenere risultati concreti in tema di differenziazione dei rifiuti. Ribadisco, infine, che il piano regionale dei rifiuti, è stato validato dall'Unione europea ed è perfettamente in linea con la normativa nazionale e comunitaria".
Leggi il comunicato completo di Legambiente.