lunedì 3 novembre 2008

Gela (Cl). Operazione "Dolcetto o scherzetto"

Arrestati subito dopo aver intascato una "mazzetta" da un imprenditore

È stato lo stesso proprietario dell'azienda a chiedere l'aiuto dei militari dell'Arma

Lillo Leonardi (Gazzetta del Sud)
Gela
È stata denominata «Dolcetto con scherzetto» l'operazione dei carabinieri della Compagnia di Gela, che sabato pomeriggio hanno arrestato due dipendenti della Provincia regionale di Caltanissetta dopo un blitz nella sede gelese dell'ufficio Territorio e Ambiente dell'Ap, dove un imprenditore aveva appena versato una tangente che i due periti chimici avevano preteso per falsificare l'esito di un sopralluogo eseguito nei giorni scorsi nell'impianto per il riciclaggio dei rifiuti di cui è titolare l'uomo concusso.
E così, nel giorno di Ognissanti, non hanno fatto in tempo ad assaporare il «dolcetto» (alias la «mazzetta» di denaro), che subito sono finiti in trappola ed è scattato lo «scherzetto» ad opera dei militari dell'Arma, che avevano precedentemente fotocopiato le banconote lasciate in una busta dall'imprenditore che aveva finto di sottostare al ricatto e si era invece rivolto al capitano dei carabinieri Pasquale Saccone, denunciando l'estorsione.
In manette, con l'accusa di concussione, sono finiti Giovanni Sapienza, 45 anni, originario di Catania, e Crocifisso Iudice, di 49, gelese, entrambi periti chimici del settore Territorio e ambiente della Provincia regionale nissena, ma in servizio nella sede di Gela, preposti ai controlli di impianti edili e cave della zona.
Nei giorni scorsi avevano appunto eseguito una ispezione nell'impianto di riciclaggio dei rifiuti dell'imprenditore gelese ed avevano contestato verbalmente alcune irregolarità circa lo smaltimento dei rifiuti e le emissioni in atmosfera, che avrebbero potuto fare scattare, per l'uomo, la denuncia all'autorità giudiziaria. Ma, prima di andare via, gli avevano fatto intuire che un modo per «mettersi in regola» c'era, ed anzi uno dei due aveva poi più esplicitamente detto che l'inconveniente si poteva risolvere con il pagamento di 500 euro.
L'imprenditore, che già in passato aveva subìto estorsioni dai clan mafiosi locali, ha deciso di ribellarsi alle pretese dei due periti chimici, decidendo così di rivolgersi ai carabinieri. Quando sabato è avvenuto l'incontro per il pagamento della somma, nella sede gelese della Provincia, e l'imprenditore è uscito dagli uffici con in tasca il verbale dell'ispezione positiva al suo impianto, è avvenuto il blitz dei carabinieri, che hanno trovato subito le banconote incassate dai due ispettori e una copia del certificato consegnato poco prima all'imprenditore. Nel cestino dei rifiuti c'erano invece i pezzi strappati del verbale negativo, utilizzato dai due dipendenti provinciali infedeli come arma di pressione e di ricatto.
I due indagati sono stati rinchiusi nel carcere di Caltagirone. I carabinieri hanno anche sequestrato negli uffici della Provincia numerosi faldoni contenenti l'esito dell'attività ispettiva dei due arrestati, per cercare di verificare se i ricatti erano una prassi e se eventuali certificati ambientali falsificati siano stati rilasciati anche in altre circostanze.
Oggi, intanto, la giunta provinciale di Caltanissetta, presieduta dall'on. Giuseppe Federico, nominerà una commissione interna di indagine sull'attività della sede gelese del settore Territorio e ambiente, con particolare attenzione alle pratiche trattate da Sapienza e Iudice. «Se necessario - aggiunge il presidente Federico - faremo ripetere i controlli alle varie ditte. Ovviamente, se ci sarà un processo, la mia amministrazione si costituirà parte civile. Con le irregolarità ambientali non si può barare».