Sequestrata un'area di 18 mila mq con amianto e rifiuti pericolosi
Nella zona anche una cava di argilla e una ex fabbrica di laterizi. Indagata una donna
Maxi sequestro dei carabinieri e del reparto speciale del Noe, il Nucleo operativo ecologico di Catania, in un cantiere nautico di contrada Marulli in territorio di Furnari.
Amianto e residui di resine e vernici in abbondanza, abbandonati nell'area e nei capannoni di una dismessa fabbrica di laterizi con attigua cava d'argilla, trasformata negli anni in cantiere navale. Rifiuti questi classificati come speciali e pericolosi depositati a ridosso di una vasta area agricola coltivata a florovivaismo che si estende fino a Portorosa. I militari dell'Arma della locale stazione, al comando del maresciallo Antonino Gringeri, coadiuvati dagli esperti del Noe, hanno apposto i sigilli su ordine del sostituto procuratore Fratesco Massara a tre diversi capannoni e all'intera area del cantiere che comprende anche l'ex cava di argilla, estesa complessivamente per oltre 18 mila metri quadrati.
Il sito è ubicato in una conca naturale da dove un tempo si estraeva l'argilla per l'annessa fabbrica di laterizi. La zona è attraversata adesso dal nuovo viadotto ferroviario che sovrasta l'intero insediamento industriale. Il sequestro penale è stato eseguito in forza del decreto n. 2303/ 08 emesso dall'Autorità giudiziaria e notificato all'ex gestore del dimesso cantiere navale, V. M. 43 anni, una donna originaria di Roma e residente a Milazzo la quale risulta indagata per violazione delle leggi a tutela dell'ambiente, dalla legge Ronchi al più recente decreto n. 152 del 06. Il cantiere - sulla base della ricostruzione fatta dagli inquirenti e che ha indotto il magistrato a disporre il sequestro di ieri - sarebbe stato dismesso, mentre sui luoghi sarebbero stati lasciati residui di resine, rottami di scafi, vernici e solventi. Nell'area è stato stimato un notevole quantitativo di lastre di amianto, depositate accanto a laterizi. I manufatti che contengono rifiuti speciali e pericolosi sottoposti a sequestro sono costituiti inoltre da perline di amianto cemento. Il sito - secondo una prima ricostruzione - non sarebbe stato mai bonificato, tanto che la fabbrica di laterizi – senza alcun accorgimento a tutela dell'ambiente e della salute dei lavoratori – è stata trasformata in cantiere navale per la costruzione e il rimessaggio di imbarcazioni da diporto. L'azione investigativa dei carabinieri che ha poi portato al sequestro penale eseguito nella giornata di ieri, è stata generata dalla denuncia del proprietario dell'area e dell'insediamento industriale, il quale ha lamentato la presenza di montagne di rifiuti, rottami di scafi e residui di vernici. La notizia di reato, così come si legge nell'avviso affisso all'ingresso del cantiere sottoposto a sequestro risale allo scorso 7 ottobre. Nei giorni successivi i carabinieri della stazione di Furnari con i colleghi del Noe hanno effettuato ulteriori accertamenti e inoltrato i relativi rapporti al magistrato inquirente che ha ordinato, con l'emissione del relativo decreto, il sequestro penale.
Allo stesso tempo la donna titolare della ditta individuale che gestiva il dismesso cantiere nautico, difesa dall'avv. Tommaso Calderone del foro di Barcellona, è stata iscritta nel registro degli indagati. Le indagini dei carabinieri continueranno anche per accertare eventuali altre responsabilità circa la presenza di lastre di amianto che potrebbero essere state depositate in data antecedente all'apertura del cantiere nautico.
Dopo il sequestro di ieri si rende necessaria e urgente una bonifica dell'intero sito per evitare ulteriori e disastrosi danni all'ambiente e ciò considerando la vocazione turistica dei luoghi e la contestuale presenza di impianti florovivaistici.
(Gazzetta del Sud)
(Gazzetta del Sud)