Circa 65mila tir carichi di rifiuti hanno attraversato mezza Italia per sversare ben un milione e 300mila tonnellate di rifiuti nella sola discarica Schiavi di Giugliano, una delle otto discariche, poste tra le province di Napoli e Caserta, per anni gestite in nome e per conto dei Casalesi da Gaetano Vassallo, oggi collaboratore di giustizia. Un fotogramma questo per inquadrare 14 anni di mattanza in Campania dove si è realizzato uno tra i più gravi disastri ambientali, economici e sociali che il nostro Paese abbia mai visto. Con “Pagateci il danno”, Legambiente si schiera in prima linea con tutti coloro che negli anni hanno dovuto subire gli effetti dei traffici illeciti delle ecomafie, soprattutto nel settore dei rifiuti, nonostante molte delle operazioni illegali fossero note alle istituzioni e precisamente denunciate nei dossier sull’ecomafia realizzati da Legambiente sin dal 1994.
Una grande azione legale, corale e organizzata, per dare voce a tutte le persone che hanno subito danni morali, biologici ed economici a causa dei traffici illeciti dei rifiuti che hanno avvelenato i terreni, le acque, l’aria, gli animali e i cittadini della Campania. Una grande mobilitazione civile contro ogni forma di criminalità ambientale; un invito alla società civile affinché contribuisca con la propria adesione alla riuscita della prima vera azione collettiva contro chi ha deliberatamente devastato un territorio e danneggiato, in alcuni casi irrimediabilmente, l’ambiente e l’economia ma soprattutto la salute dei cittadini abitanti delle aree inquinate.
Le recenti dichiarazioni del pentito Gaetano Vassallo, hanno ora riavviato le inchieste sul disastro ambientale ripartendo da ciò che Legambiente aveva denunciato 14 anni fa, e cioè che la Campania era diventata la grande pattumiera d’Italia, che c’era in atto un patto scellerato tra politici, imprenditori, funzionari pubblici, faccendieri e camorristi, per gestire la torta dei rifiuti urbani e industriali. Cave, terreni agricoli, fiumi, torrenti si stavano velocemente riempiendo di veleni d’ogni tipo, sotto gli occhi di tutti.
E le denunce di Legambiente delineavano già allora con precisione gli scenari presenti e futuri, svelavano intrecci, connivenze, facevano nomi e cognomi dei responsabili di uno tra i più gravi disastri ambientali, economici e sociali che il nostro Paese abbia mai visto.
Legambiente quindi si costituirà, appena sarà possibile, nel procedimento penale scaturito dalla dichiarazioni di Gaetano Vassallo e lo farà coinvolgendo un ampio fronte di soggetti interessati dal fenomeno criminale, dai Comuni interessati dai siti abusivi di smaltimento ai referenti del settore agricolo e turistico, a tutti i cittadini che in tanti modi hanno pagato sulla propria pelle “la colpa” di vivere in queste zone.
Per rendere concreta l’operazione, come una sorta di “class action”, Legambiente metterà a disposizione avvocati e volontari che raccoglieranno le adesioni e le segnalazioni da parte di cittadini, amministrazioni locali e imprese in tutti i Comuni interessati dai traffici raccontati da Gaetano Vassallo e riscontrati dall’autorità giudiziaria. Per ogni adesione saranno verificate le effettive condizioni che consentono, in base al codice di procedura penale, di essere riconosciuti nel ruolo di parte civile e/o di avviare una causa di risarcimento danni in sede civile. Si tratta, insomma, di un’iniziativa pubblica di interesse nazionale che costituirà la base di partenza per una mobilitazione civile contro ogni forma di criminalità ambientale.
“Occorre riprendersi la dignità violata da tanti, troppi, anni di inerzia, opportunismi e collusioni d’ogni risma consumati sulla pelle dei cittadini e dell’ambiente – ha dichiarato Enrico Fontana, responsabile Osservatorio Ambiente e Legalità dell’associazione - . Proviamo a cominciare da qui, da un moto popolare di rivendicazione di diritti fondamentali che si spera trovino giustizia, oggi, almeno nelle aule dei tribunali”.
E non è un caso che questa grande campagna nazionale contro l’ecomafia, parta dalla Campania, la regione che per il 14° anno consecutivo si conferma leader a livello nazionale per il numero di reati ambientali: nel 2007 sono stati bene 4.695 gli illeciti accertati (+56% rispetto al 2006), in media tredici reati al giorno, uno ogni due ore. 3289 sono le persone denunciate o arrestate (+16% rispetto al 2006) e ben 1.463 sequestri effettuati. O’ sistema illegale è gestito da ben 75 clan, che hanno il monopolio sul ciclo del cemento, rifiuti e racket degli animali. E in testa alla classifica nel ciclo dei rifiuti non poteva che esserci sempre la Campania, con un “sistema” perverso di gestione illegale di rifiuti urbani e speciali che ha impressionato il mondo intero per le sue conseguenze disastrose. Solo nel 2007 sono state individuate ben 222 discariche abusive, accertate 613 infrazioni (+36% rispetto al 2006), 575 le persone denunciate e arrestate e 296 sequestri effettuati. Grazie all’introduzione del delitto ambientale di organizzazione di traffico illecito di rifiuti (ex art 53bis decreto Ronchi oggi art260 del codice dell’ambiente) dal 2002 ad oggi in Campania sono stati arrestati ben 189 trafficanti, 346 le persone denunciate e oltre 92 le aziende implicate con il coinvolgimento di sette procure a livello regionale. Per non parlare della “catena montuosa” dei rifiuti scomparsi: in Italia, in nove anni risultano scomparsi nel nulla 143milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Montagne di rifiuti certamente prodotti ma di cui non si ha notizia né per le attività di recupero, né di corretto smaltimento.