di Giulio Giallombardo -
Il ventennale giallo sulle scorie diPasquasia verso la soluzione? Forse è prematuro affermarlo, ma ci sono novità in vista. Nessuna sorgente radioattiva è stata segnalata nell’ex miniera di sali potassici dell’Ennese. Secondo quanto anticipato dall’Arpa, la campagna di monitoraggio, iniziata lo scorso marzo, non ha fatto rilevare alcuna anomalia, se non per qualche traccia di amianto, che non supererebbe comunque i livelli d’allerta. Stessi risultati si sono avuti nel sito dismesso di Bosco, a pochi chilometri daSan Cataldo, nel Nisseno, dove, da quanto si è appreso da alcuni quotidiani, si troverebbero parte delle presunte scorie di Pasquasia.


I RISULTATI DEI RILIEVI – Le analisi condotte dall’Arpa Sicilia, di cui si aspetta comunque il rapporto finale, potrebbero contribuire a far luce sul mistero che avvolge l’ex sito minerario, chiuso nel 1992 per disastro ambientale e tuttora sotto sequestro. “La campagna è terminata, – rivela a SiciliaInformazioni il commissario straordinario dell’Arpa,Salvatore Cocina – stiamo aspettando gli ultimi campioni di prova analitici che abbiamo prelevato, ma da quello che possiamo anticipare, pare che non ci sia alcuna sorgente di radioattività nella zona delle miniere di Pasquasia e San Cataldo. Per quanto riguarda l’amianto, invece, abbiamo trovato qualche traccia su uno dei quattro filtri di campionamento. La quantità non supererebbe comunque i limiti della norma”.
MONITORAGGIO IN SUPERFICIE – È bene precisare, però, che i rilievi, sia del suolo che dell’acqua, sono stati condotti in superficie, per ragioni di carattere pratico e di competenza. “Noi come Arpa non possiamo fare analisi più in profondità, – spiega ancora Cocina – perché la miniera è messa in sicurezza e non si può scendere se non con mezzi speleologici. Non abbiamo attrezzatura e personale per poter scendere più in fondo. Se poi, si vogliono creare dei gruppi speleologi per prelevare campioni in profondità, noi siamo disposti ad esaminarli. Comunque, la porzione di territorio che influisce sulla salute e sull’attività umana è quella in superficie e lì non abbiamo trovato nulla”.
MESSINA DIXIT – Il fatto, però, che in superficie non ci siano tracce di radioattività, non ne escluderebbe comunque la presenza più in profondità. Del resto, lo ricordiamo, fu lo stesso pentitoLeonardo Messina a dichiarare, prima della chiusura della miniera, che le presunte scorie radioattive provenienti dall’Est Europa, sarebbero state depositate nelle gallerie più profonde della cava.
PERCOLATO E AMIANTO – Intanto, in attesa degli sviluppi sulla vicenda delle scorie radioattive, va avanti l’inchiesta della Procura di Enna sulla presenza di percolato, amianto ed olio cancerogeno, provenienti dall’abbandono incontrollato di rifiuti, che avrebbero contaminato 15 milioni di chili di terreno. Il processo è iniziato lo scorso maggio e riprenderà l’11 luglio. Sul banco degli imputati Pasquale La Rosa, 57 anni, ex consegnatario della miniera, accusato di non aver smaltito scarti d’amianto ed altri rifiuti speciali che si trovavano all’interno di alcuni capannoni, causando così infiltrazioni di percolato nelle falde acquifere della zona. Nonostante tutto, il futuro di Pasquasia è destinato alla ripresa dell’attività estrattiva, con diverse società candidate a gestire la miniera, non prima però di una bonifica dell’area, che ci auguriamo essere risolutiva e profonda, fino alle cave più nascoste.
fonte: www.siciliainformazioni.com