venerdì 17 ottobre 2008

Operazione "Malaricotta". Ingenti patrimoni sequestrati ai mafiosi messinesi e catanesi


L'operazione "Malaricotta" ha portato al sequestro di uno dei più ingenti patrimoni mafiosi che siano stati individuati in Sicilia. Tra i beni sequestrati anche nove aziende operanti dall'edilizia alla produzione di calcestruzzo, dalla produzione di energia alternativa all'agriturismo, dalle coltivazioni agricole all'allevamento di bovini, ovini e caprini.
Quello sequestrato a Scinardo è uno dei più ingenti patrimoni mafiosi individuati finora in Sicilia e il suo valore va ben oltre i trecento milioni di euro. Lo hanno sottolineato stamane il procuratore della Repubblica di Messina e di Catania, Guido Lo Forte e Vincenzo D'Agata, illustrando a Catania i particolari dell'operazione, denominata "Malaricotta", dal nome della contrada di uno dei fondi sequestrati.
Scinardo è stato rinviato a giudizio nell'ambito del procedimento penale scaturito dall'operazione denominata "Montagna", condotta dal Ros di Messina, perché ritenuto facente parte del gruppo mafioso di Mistretta. Durante le indagini gli investigatori hanno accertato che l'uomo, che operava tra le province di Messina e Catania, dal 1992 ad oggi avrebbe dichiarato un reddito annuo di venti milioni di euro a fronte di investimenti di parecchi miliardi di euro.
Tra i beni sequestrati ci sono nove aziende operanti dall'edilizia alla produzione di calcestruzzo, dalla produzione di energia alternativa all'agriturismo, dalle coltivazioni agricole all'allevamento di bovini, ovini e caprini. Sequestrato anche l'intero patrimonio aziendale del Complesso agrituristico - dove secondo gli investigatori si sarebbero svolti summit di mafia - di Casale Belmontino, già sottoposto a sequestro da parte del Tribunale di Messina; una azienda agricola di allevamento di bovini di contrada Belmontino Soprano, nel territorio del Comune di Aidone (Enna); duecentoquattordici terreni, per una estensione di circa settecento ettari, nel territorio del Comune di Militello in Val di Catania; quindici fabbricati tra ville, appartamenti e locali commerciali.
Tra i beni sequestrati anche ottantotto mezzi tra camion, escavatori, pale meccaniche, trattori, betoniere; undici capannoni destinati per la custodia di animali; sessantuno silos per lo stoccaggio di vivo, foraggio e mangimi; un impianto di calcestruzzo, un impianto per la mungitura meccanizzata ed uno per la frantumazione di mangimi; cinquecento capi di bestiame; cinquantanove conti bancari e di altra natura.

Parlando con i giornalisti Lo Forte ha affermato:"Giovanni Falcone diceva che di fonte ad una organizzazione mafiosa bisogna contrapporre una uguale organizzazione". Il Procuratore di Messina ha inoltre sottolineato come l'inchiesta riguardi "una ramificazione di interessi illeciti tra le province di Messina e Catania" e ha definito "lo stretto rapporto di collaborazione tra le Procure di Catania e Messina un efficace modo di contrapporre una organizzazione adeguata alle realtà criminali della Sicilia Orientale". D'Agata ha parlato del fondo "Malaricotta".
I magistrati hanno detto che il fondo, sequestrato al cavaliere del lavoro Gaetano Graci e poi dissequestrato dopo la sua morte, venne prima messo all'asta, andata per due volte deserta, e poi venduto con trattativa privata a Scinardo per due milioni e cinquecentomila euro. "Da qui - ha detto d'Agata - si capisce come purtroppo, alla spoliazione del bene effettuata ad un mafioso subentri un altro mafioso".