giovedì 15 dicembre 2011

MESSINA - Il gip allarga l’inchiesta sul cemento impoverito: emersi nuovi profili penali. Ha trasmesso gli atti alla Procura e in pratica ha indicato la necessità di eseguire nuove indagini



È destinata probabilmente ad allargarsi l’inchiesta sul cosiddetto “cemento impoverito”. Questo perché il gip Walter Ignazitto ha dichiarato chiuso l’incidente probatorio sulle verifiche delle opere pubbliche ma ha scritto chiaro e tondo che «… sono già emersi dagli atti profili di eventuale responsabilità penale in ordine a soggetti diversi dagli indagati». E ha trasmesso gli atti nuovamente alla Procura proprio per questo aspetto specifico. Attualmente oltre ai fratelli Nicola e Domenico Pellegrino, i referenti della “Messina Calcestruzzi”, sono indagati nell’ambito di questa inchiesta anche altri presunti prestanome dell’impero economico sequestro dalla Dia, Domenico Mendolia, Teresa Costantino e Teresa Scopelliti. Ma nel corso dell’incidente probatorio evidentemente è emerso altro, se il gip ha deciso così. 


Ma torniamo all’incidente probatorio appena concluso. Era stato richiesto dal sostituto della Dda Angelo Cavallo, il magistrato che ha coordinato l’intera inchiesta della Dia sul cemento impoverito, anche per controllare tutta una serie di opere pubbliche e private che avevano registrato forniture di cemento da parte della “Messina Calcestruzzi” dei fratelli Pellegrino. I periti nominati dal gip, i professori del Politecnico di Torino Bernardino Chiaia e Giovanni Barla, che sono stati ascoltati all’udienza conclusiva, hanno in pratica detto che dopo aver eseguito sondaggi e verifiche su tre opere pubbliche (i muraglioni di contenimento dei torrenti San Filippo a Messina e Nisi a Fiumedinisi, e poi il cimitero di Guidomandri), si poteva chiudere lì la pagina delle verifiche, rispetto invece a tutte quelle che in un primo momento erano state programmate. 
Questo per due ordini di motivi, che semplificando possiamo riassumere così: per un verso non sarebbero state evidenziate le cosiddette evidenti anomalie nelle forniture della “Messina Calcestruzzi”, e per altro verso non si è trattato di forniture in esclusiva ma sono intervenute altre ditte nelle opere monitorate e da monitorare. 
All’ultimo atto dell’incidente probatorio davanti al gup Ignazitto sono intervenuti per la Distrettuale antimafia i sostituti Giuseppe Verzera e Fabio D’Anna e per il collegio di difesa gli avvocati Alessandro Billè, Carlo Autru Ryolo, Agatino Allegra, Bonaventura Candido e Adriana La Manna. 
Un altro aspetto importante emerso durante l’ultima udienza è lo “stato di salute” delle tre opere monitorate in questi mesi dai consulenti del gip. Per quanto riguarda i muraglioni di contenimento del cimitero di Guidomandri basta citare un passaggio del provvedimento di sequestro preventivo disposto proprio dal gip Ignazitto nelle settimane scorse su richiesta del sostituto della Dda Cavallo, ed eseguito dagli investigatori della Sezione operativa della Dia di Messina: si parla di «concreto rischio di crollo delle costruzione, con grave pericolo per la pubblica incolumità». Discorso diverso invece per le altre due opere pubbliche controllate dai periti, vale a dire i muraglioni di contenimento dei torrenti San Filippo a Messina e Nisi a Fiumedinisi (”le sponde e l’attraversamento”), che a quanto pare sarebbero conformi alla normativa in materia sul piano della staticità e del consolidamento, con un leggero limite al di sotto della percentuale prevista dalla legge per il profilo della cosiddetta “durabilità” del cemento armato. NUCCIO ANSELMO - GDS