martedì 20 aprile 2010

Inceneritori, in sicilia i primi indagati

Cassonetto di rifiuti bruciato a Palermo

Associazione mafiosa e illeciti negli appalti: sono le ipotesi di reato su cui la procura di Palermo indaga. Sentito l'assessore regionale Pier Camillo Russo, autore di un dossier-denuncia
Associazione mafiosa e illeciti nella gestione degli appalti: sono le ipotesi di reato su cui la procura di Palermo indaga in relazione all'affare termovalorizzatori in Sicilia. Uun business stimato in oltre 4 miliardi di euro. I pm Nino Di Matteo e Sergio De Montis, titolari dell'inchiesta, hanno già iscritto i primi nomi nel registro degli indagati e hanno cominciato l'attività istruttoria. Per due volte è stato sentito dai magistrati l'assessore regionale all'Energia Pier Camillo Russo, autore del dossier-denuncia sugli appalti per la realizzazione degli impianti.
Il documento è stato anche citato dal governatore Raffaele Lombardo durante l'intervento all'Ars seguito alla notizia della inchiesta a suo carico per concorso in associazione mafiosa, aperta dalla Procura di Catania. Russo, nel corso del secondo interrogatorio, ha anche consegnato una serie di documenti ai pm. Il primo bando per l'aggiudicazione dei lavori, gestito dalla Regione attraverso l'Arra, un'agenzia regionale, è del 2002. Della vicenda si occuparono l'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, allora in carica, in qualità di commissario straordinario dell'emergenza rifiuti, e il suo vice Felice Crosta. Ad aggiudicarsi l'appalto furono quattro raggruppamenti di imprese: tre dei quali capeggiati dal gruppo Falk e uno da Waste Italia. La gara fu però annullata dalla Corte di Giustizia Europea che contestò il mancato rispetto della procedura di evidenza pubblica imposta dalla direttive europee.

 
Le due successive gare bandite dalla Regione l'anno scorso sono andate deserte. Diversi i profili che la Procura sta cercando di chiarire. Dalla procedura di aggiudicazione, fatta, appunto senza la dovuta pubblicizzazione, alla costituzione delle Ati - istituite alla presenza dello stesso notaio - e alla partecipazione alla gara di un'impresa, la Altecoen, priva di certificazione antimafia. La ditta venne estromessa, ma la gara proseguì. Infine i pm vogliono approfondire i criteri scelti per l'individuazione dei siti sui quali dovevano sorgere i termovalorizzatori: Palermo, Casteltermini, Augusta e Paternò. Aree individuate a posteriori, secondo gli inquirenti, dalla stesse ditte che avevano presentato le offerte. (Ansa)