La Procura della Repubblica di Napoli ha eseguito undici misure cautelari personali di cui cinque impositive della custodia in carcere, quattro degli arresti domiciliari e due dell’obbligo di dimora nel comune di residenza a carico di altrettanti soggetti per i reati di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti, truffa aggravata, corruzione accesso abusivo a sistemi informatici, nonché sequestro preventivo del complesso aziendale della Ecoservice di Corridonia, in provincia di Macerata, e di una somma di danaro pari a oltre 89 mila euro quale evasione della cd ecotassa.
I provvedimenti sono stati emessi dal giudice delle indagini preliminari in composizione collegiale a seguito di una prolungata attività investigativa realizzata dai carabinieri del comando Tutela ambiente - nucleo operativo ecologico di Ancona. Le indagini hanno consentito di accertare che gli indagati, effettuavano a vario titolo attività di gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi, in particolare rifiuti provenienti da bonifiche di siti altamente inquinati, che, attraverso operazioni fittizie effettuate all’interno dell’impianto della Ecoservice di Corridonia, venivano “declassificati” da pericolosi a non pericolosi e poi smaltiti in siti di destino non autorizzati allo smaltimento finale dei rifiuti conferiti (nelle loro reali caratteristiche).
La indagine è partita dalla verifica di una bonifica di un sito ubicato nel comune di Casoria. Si è seguito il percorso dei rifiuti prodotti dalla bonifica medesima e si è accertato che gli stessi sono stati conferiti presso l’impianto Ecoservice di Corridonia. Attraverso opportune e mirate attività investigative, che sono partite da accertate irregolarità, si è acclarato che l’impianto riceveva flussi ingenti di rifiuti da innumerevoli siti sparsi nel territorio nazionale tra cui rifiuti pericolosi prodotti dalla bonifica di un sito in dismissione ubicato in Colleferro; rifiuti pericolosi provenienti delle raffinerie di Gela; rifiuti prodotti dalla Ama di Roma.
I rifiuti, dopo una lavorazione fittizia (lavorazione che al contrario era necessaria per trasformare i rifiuti in non pericolosi e quindi assicurarne un sicuro smaltimento in discarica) sono stati smaltiti in diversi siti incompatibili con la reale natura dei rifiuti, tra cui la discarica Senesi di Morrovalle, la discarica Bleu di Canosa di Puglia, la discarica Wev di Dresda in Germania. Il tutto con documenti di accompagnamento recanti indicazioni non veritiere.
Questo meccanismo artificioso è risultato idoneo ad assicurare ingenti risparmi aziendali, oltre che fiscali (in relazione alla ecotassa), posto che lo smaltimento in impianti autorizzati per rifiuti pericolosi importa costi e tariffe ben più elevate di quelle effettivamente erogate. Il tutto con effetti devastanti per l’ambiente.
Nel quadro della attività, è stato altresì accertato che il titolare della Ecoservice, Pietro Palmieri, si avvaleva di un ufficiale di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura di Macerata, che forniva all’imprenditore notizie coperte da segreto utili per sviare le indagini in carico al locale ufficio giudiziario, così assicurando al predetto una copertura all’attività criminosa in corso di svolgimento. Tale “copertura” era remunerata dal Palmieri, mediante versamenti di danaro e altre utilità, il che ha consentito di configurare a loro carico, anche il delitto di corruzione.
La indagine si è sviluppata attraverso attività di appostamenti, acquisizioni documentali, perquisizioni e sequestri, consulenze e soprattutto anche grazie alle intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso in maniera proficua, mirata ed efficace di reperire i numerosissimi riscontri raccolti.