domenica 5 ottobre 2008

Il chimico che osò sfidare cosa nostra e massoneria

In migliaia hanno partecipato ieri pomeriggio a Terme Vigliatore (Me), nella chiesa dei Benedettini, ai funerali del professore Universitario Adolfo Parmaliana. Oltre ai familiari e alla gente del paese, alla cerimonia funebre erano presenti il senatore del Pd Beppe Lumia ed il rettore dell'Universita' di Messina Francesco Tomasello. Toccante la lettera della figlia Gilda che ha concluso: ''Le persone oneste si ricorderanno sempre di te''.
Il Professore Parmaliana quel tratto di autostrada la percorreva spesso. Da diversi mesi infatti il prof. Parmaliana faceva la spola tra Messina e Piraino dove aveva ricevuto l’incarico di consulente del nuovo depuratore di Piraino. Ed è lì che il docente di chimica probabilmente si stava recando in una mattinata di inizio ottobre, prima di decidere di fermarsi su quel viadotto, arrampicarsi sul guard rail e gettarsi. Un volo nel vuoto, il corpo che fende l'aria per quei brevi trentacinque metri per poi schiantarsi al suolo. È finita così, giù da quel viadotto dell'autostrada Messina-Palermo, all'altezza di Patti Marina, la vita di Adolfo Parmaliana. Aveva 50 anni ed era professore di chimica all'università di Messina, presso il Dipartimento di chimica industriale. Parmaliana era ordinario di chimica industriale e attualmente ricopriva l’incarico di coordinatore del Dottorato di Ricerca in “Tecnologie Chimiche e Processi Innovativi” e di direttore del Master di II livello in “Tecnologie Energetiche Ecocompatibili”. La ricerca sulle nuove fonti energetiche aveva portato Adolfo Parmaliana a presiedere la Montalbano Clean Energy Scarl ed a coordinare il “Catalysis Group” presso lo stesso Dipartimento di Chimica Industriale di Messina. Era stato consulente per l’ambiente del sindaco di Roma Veltroni.
In campo accademico è stato autore di 120 pubblicazioni, 136 comunicazioni a Congressi nazionali ed Internazionali, 5 brevetti ed una monografia Giornalista pubblicista, è stato inoltre responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca. Un passato nella sinistra locale del suo paese, Terme Vigliatore, una vita dedicata per contrastare cosa nostra.
Parmaliana era conosciuto da tutti come una persona di alto spessore culturale, determinata, decisa e soprattutto molto razionale, qualità che contraddistingue le persone di scienza come lui. Una razionalità che apparentemente contrasta con l’irrazionalità del suo folle gesto. La battaglia della sua vita si era indirizzata soprattutto contro l’allora amministrazione comunale di Terme Vigliatore, di cui aveva denunciato gli affari e gli interessi della criminalità organizzata portando nel 2005 allo scioglimento per infiltrazione mafiosa. Il secondo caso di scioglimento in provincia di Messina dopo quello di Piraino del 1991.
Al successo e alla soddisfazione che la giustizia possa aver vinto in un territorio come quello siciliano hanno presto ceduto il posto all'amarezza di dover sbattere contro il gattopardesco tutto cambia affinché tutto resti com’è. Racconta Beppe Lumia, che lo conosceva e ne aveva stima, che negli ultimi tempi si era impossessato di lui un sentimento di triste delusione e rassegnazione, forse alla base del gesto odierno di togliersi la vita. "Dopo lo scioglimento dell'amministrazione di Terme Vigliatore per cui tanto si era battuto -dice il senatore Pd- aveva diffuso un volantino in cui celebrava la decisione di azzerare la giunta locale: "Giustizia è fatta, gli onesti hanno vinto".
Un'affermazione che ha spinto esponenti del consiglio sciolto a querelarlo per diffamazione e che, pochi giorni fa e a distanza di due anni dalla vicenda, ha visto la procura di Barcellona Pozzo di Gotto a chiederne il suo rinvio giudizio". Rispetto a tutto questo, Parmaliana era rimasto incredulo, stupito, deluso. Un'amarezza politica, sociale, umana, un forte conflitto interiore che sarebbe diventato così soffocante da spingerlo in un gesto estremo. E’ questa per il momento la principale ipotesi e la chiave di lettura che possa spiegare con una certa razionalità e logica il suo gesto soprattutto dopo il messaggio lasciato sulla sua automobile e indirizzato al suo fratello avvocato. Secondo l’avvocato Fabio Repici, la sfiducia nei giudici di Barcellona sarebbe stata tanta da indurlo a suicidarsi a Patti in modo che le indagini finissero per competenza alla Procura di Patti e non a quella barcellonese. Il carteggio indicato da Parmaliana è adesso sotto custodia della Magistratura di Patti che mantiene uno stretto riservo.
Secondo indiscrezione Parmaliana nella missiva punta l’indice verso un complotto che sarebbe stato ordito contro di lui e culminato proprio nel recente rinvio a giudizio. In molti nel giorno del suo funerale hanno chiesto che si faccia luce sui motivi che hanno spinto Parmaliana al suicidio. Sonia Alfano, in un comunicato segnala che ''il carteggio lasciato da Adolfo, che ben conosceva la realta' di quel territorio, e' un vero e proprio atto di accusa nei confronti della magistratura barcellonese. Non e' la prima volta che la procura di Barcellona Pozzo di Gotto viene accusata da persone di indubbia caratura morale e da alcuni famigliari di vittime di mafia di questa associazione ma nonostante le persistenti accuse non e' mai stato dato alcun chiarimento credibile sui certi strani comportamenti nelle azioni di quella procura''.
Adesso le sue idee e le sue denunce dovranno camminare sulle gambe di altri affinché il suo gesto non rimanga vano e si faccia piena luce sulle verità nascoste e sul verminaio e il malaffare che striscia nel sottosuolo e nei palazzi del potere della provincia di Messina.